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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti dal 1828 al 1847
ER MEDICO
Vôi sapé cchi è sto medico dell’oggna,1
Ch’io nun faria castracce una castaggna?
È Cquer tufo,2 quer fijjo de caroggna,
Che vvenne ccqui da Strongoli a ppedaggna,3
Principiò, ppe’ strappalla,4 a ddà l’assoggna5
A le bbastarde6 de piazza de Spaggna:
Poi cór un ciarlatano annò a Bbirboggna
A ffà le paste frolle7 de Raffaggna.8
E ppe’ l’appunto ar fatto de la viggna,
Diventato dottore de la Zzuggna,9
Era tornato a mmedicà la tiggna.
Fu allora che ppe’ via de la caluggna
Che llui diede a la mi’ frebbe maliggna,
Te j’atturai la bbocca co’ sta bbruggna.10
Terni, 6 ottobre 1831 - D’er medemo
- ↑ Dell’unghia: medico da nulla.
- ↑ Zotico.
- ↑ A piedi.
- ↑ Procacciare la vita alla meglio.
- ↑ Dar la sugna: blandire, star d’attorno ad alcuno per fini particolari.
- ↑ Specie di cocchio, e figlie di meretrici che avevano asilo e immunità nelle giurisdizioni del Palazzo di Spagna. Da vari anni ne sono state eliminate. Insomma, il nostro dottore faceva in origine il ruffiano.
- ↑ Lavoratore di paste frolle: agire con artificio e malizia.
- ↑ Frode.
- ↑ Parola insignificativa, che sta per «nulla» e si profferisce talora nelle esclamazioni d’impazienza. Oh la zugna!
- ↑ Brugna, per «risposta a proposito».
Note
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