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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti dal 1828 al 1847
ER VINO NOVO
Noè, vvedenno in ne la viggna sua,
Ch’era cas’-e-bbottega1 ar zu’ palazzo,
La vita a spampanasse,2 c’un rampazzo
Pesava armeno una descina o ddua,
Se spremé in bocca er zugo de quell’ua,
E ddisse: «Bbono, propio bbono, cazzo!»
Ma nun essenno avvezzo a sto strapazzo,
N’assaggiò ttroppo, e cce trovò la bbua.
Quer zugo inzomma fesce a llui lo scherzo
Che ffa adesso a noantri imbriaconi
Stramazzannoce in terra de traverzo.
E ccome lui cascò ssenza carzoni,
Ne la sagra scrittura ce sta un verzo
Che disce: E mmostrò er cazzo e lli cojjoni.
Terni, 6 ottobre 1831 - De Pepp’er tosto
Note
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