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La Sabbatína L'Àrberum
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1835

ER PASSA-MANO

     Er Papa, er Visceddio, Nostro Siggnore,
È un Padre eterno com’er Padr’Eterno.
Ciovè1 nun more, o, ppe’ ddì mmejjo, more,
Ma mmore solamente in ne l’isterno.

     Ché cquanno er corpo suo lassa er governo,
L’anima, ferma in ne l’antico onore,
Nun va nné in paradiso né a l’inferno,
Passa subbito in corpo ar zuccessore.

     Accusì ppò vvariasse2 un po’ er cervello,
Lo stòmmico, l’orecchie, er naso, er pelo;
Ma er Papa, in quant’a Ppapa, è ssempre quello.

     E ppe’ cquesto oggni corpo distinato
A cquella indiggnità,3 ccasca dar celo
Senz’anima, e nun porta antro4 ch’er fiato.

4 ottobre 1835

  1. Cioè.
  2. Così può variarsi.
  3. Dignità.
  4. Altro.

Note

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