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Er francone tutto-core Er passa-mano
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1835

LA SABBATÍNA1

     Pfch: mamma, oh mamma. — Ahó. — Mmamma. Che hai?2
Pijjateme la pippa3 accapalletto,4
E sporgeteme ggiù ppuro5 un papetto. —
E sto papetto mó cche tte ne fai? —

     E a vvoi che vve ne preme de sti guai?6
Voi abbadate a ffà cquer che vv’ho ddetto,
E nun state a sfassciamme er ciufoletto. —
Dìmme armeno7 a cquest’ora indove vai. —

     Dove me pare. — Ah Nnino!.... — Ôh, pprincipiamo. —
Ma ffijjo!.... — Ebbè, vvado a mmaggnà la trippa. —
E cco cchi? — Cco li zoccoli d’Abbramo. —

     Ggià annerai co’ le solite zzaggnotte8.... —
Ma inzomma, sto papetto co’ sta pippa? —
Eccolo. E cquanno torni? — Bbona notte.

4 ottobre 1835

  1. La sabbatina è quel vegliare la sera del sabato, onde poi mangiar cibi vietati passata che sia mezzanotte.
  2. Che vuoi?
  3. Pipa.
  4. A capo del letto.
  5. Pure.
  6. Di queste cure.
  7. Dimmi almeno.
  8. Sozze bagasce.

Note

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