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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1832
ER RICORDO.
T’aricordi quer prete cajellone1
C’annava pe’ le case a ffà le scôle,
Cor una buttasù2 dde bborgonzone
E cquà ssur canterano3 du’ bbrasciole?4
Che sse vedeva co’ le su’ stajole5
A ’gni morto che ddassi er moccolone?6
Che annava a ppranzo all’Osteria der Zole,
E nnun spenneva mai mezzo testone?7
Bbè’, l’anno trovo jjeri a cquer rampino
Che jj’arreggeva Er Cristo accap’alletto,
Impiccato pe’ un laccio ar collarino.
E vva’8 cche smania aveva a sto ggiuchetto,
Ch’er giorn’avanti, pe’ rricordo, inzino
Ce s’era fatto er nodo ar fazzoletto.
20 gennaio 1832
- ↑ Messo trascuratamente, malfatto, antico.
- ↑ Abito largo, da indossare su per comodo. [Borgonzone: rozza stoffa di lana.]
- ↑ Petto.
- ↑ Bragiuole. Qui stanno per quelle facciuole che pendono dal collare ai preti francesi. E così chiamasi pure le simili di lino che veggonsi in petto ai confratelli di Sodalizi ecc.
- ↑ Gambe lunghe e sottili, come staggi da reti.
- ↑ [V. il sonetto: Li mortorj, 15 gennaio 33.]
- ↑ Il testone è moneta di 3 paoli.
- ↑ x[Troncamento di varda: guarda.]
Note
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