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Er zervizzio de gala La pizza der compare
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1838

ER RITRATTO DER ZOR FILIPPO1

     N’ho vviste in vita mia de cose bbelle,
Ma ccom’e cquesta nò, pe bbio sagrato!
Sto quadro de pittura diseggnato
Nu lo farìa nemmanco Raffaelle.

     L’occhi, er naso, la tinta de la pelle,
Er modo de guardà cquann’è inciurmato...
Che sserve?, via, senza tante storielle
È er zor Filippo Zzampi spiccicato.

     So cche ss’io fussi un ladro, iddio ne scampi,
Ne l’entrà ddrento e in ner vedé cquer coso,
Direbbe:2 “Oh ddio! c’è er zor Filippo Zzampi.„

     Perché, inzomma, la mojje ch’è la mojje,
Spesso spesso, credènnolo lo sposo,3
Je va a ddà bbasci indove cojje cojje.


26 maggio 1838

  1. Opera del veneto Pietro Paoletti.
  2. Direi.
  3. Sposo, pronunciato con le due o chiuse.

Note

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