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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1834
ER ROMPICOLLO1 DE MI' SORELLA
Pijjà mmojje! e cche ccià?2 ccià un par de monghi.3
Co cquer tanto c’abbusca4 in stamperia
In cammio de sazzialla5 all’osteria
La pò abbottà de virgole e dditonghi.
Io je l’ho ddetto a llei, che sse disponghi
A ccampà de sbavijji6 e ccarestia,
E cche sse pò attaccà a ssanta Maria,7
Ma ffaranno le nozze co’ li fonghi.8
E llei? ggnente: cocciuta9 com’un corno.
Lo vò,10 ccredessi11 de morì affamata.
Dunque, schiavo: se pijjino,12 e bbon giorno.
E ssai cosa je canta Mamma e Ttata,
E ttutti li viscini de cqua intorno?
“Servo, sora cucuzza-maritata.„13
20 aprile 1834
- ↑ Il matrimonio malauguroso.
- ↑ Che ci ha? cos’ha? cosa possiede?
- ↑ Niente affatto. Dicono ancora un par de ciufoli (zufoli).
- ↑ Busca: guadagna.
- ↑ In cambio, invece di saziarla.
- ↑ Di sbadigli.
- ↑ Attaccarsi a Santa Maria: fare ogni sua possa.
- ↑ Proverbio indicante la povertà delle nozze.
- ↑ Ostinata, dura.
- ↑ Lo vuole.
- ↑ Quando anche credesse, ecc.
- ↑ Si piglino, si sposino.
- ↑ Minestra di zucche ed uovi. Qui ciascuna delle due parole deve avere il suo significato distinto: “stolta„ che “va a marito.„
Note
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