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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1834
LA PRIMA GRAVIDANZA
Arifretti,1 Costanza, che ssei mojje,
E, avenno2 avuta ggià cquarche mmancanza,
Si er bonificio3 tuo nun z’arissciojje4
È ssegno, fijja mia, de gravidanza.
Dunque, abbada5 a nnun strìggnete6 la panza,
E nnu stàtte7 a smarrì ppe’ un po’ de dojje.
E ccasomai te vienìssino vojje,
Nun te toccà la faccia,8 sai Costanza?
E ssi9 vvai a Ssan Pietro, io te conzijjo
De dìjje a la scappona10 un paternostro
A la lontana ar men de mezzo mijjo.
E nun guardàllo11 mai quer brutto mostro,
C’avessi12 Iddio ne guardi da fà un fijjo
Moro come che llui ppiù de l’inchiostro.13
20 aprile 1834
- ↑ Rifletti.
- ↑ Avendo.
- ↑ Beneficio.
- ↑ Non si riscioglie.
- ↑ Bada.
- ↑ Stringerti.
- ↑ Non istarti.
- ↑ È generale e costante opinione che se una donna gravida tocchi qualche parte del suo corpo nel momento che appetisca un oggetto, il feto ne contrae subito l’immagine sulla parte corrispondente a quella toccata.
- ↑ Se.
- ↑ Di dirgli in fretta.
- ↑ Non lo guardare.
- ↑ Cosicchè avessi, ecc.
- ↑ La statua di S. Pietro è nera.
Note
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