Questo testo è incompleto.
Er terramoto de venardí La carotara
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1832

ER TEREMOTO

     Che ccos’è er teremoto de la terra
Me l’ha spiegato tutto-quanto Toto.
Disce che ggiù ggiù ggiù c’è un buscio1 vôto
Dove ce scola l’acqua e cce se serra.

     E cche cquanno er zor diavolo fa vvoto
A ccas’e cchiese d’intimajje guerra,
Va llì cór una fiaccola e cce sferra
Sto Sartarello2 cquì der teremoto.

     La fiaccola de pesce3 e dde caperchio4
Manna l’acqua in bullore5 e ll’arza in fume,
E er fume che vvo uscì smove er cuperchio.

     Toto, che ssa ste cose perch’è ccoco,
Disce, si ttira l’acqua e accenne er lume:
“Acqu’e ffoco er Zignore je dia loco„.

20 gennaio 1832

  1. Buco.
  2. Saltarello, notissimo ballo romano.
  3. Pece.
  4. Capecchio.
  5. Bollore.

Note

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.