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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1831
ER TOSTO
Chi? llui? Gèsus maria! Quello è un cojjone
Scappato da le man der crapettaro,
E tte pôi figurà cquant’è ccacone1
Che ttiè inzino a mmesata er braghieraro.
Ce rescita da marro e da spaccone;
Fa lo spazzacampagna e ’r pallonaro:2
Eppoi curre a ssarvasse3 in d’un portone
Come sente fà un ròggito4 a un zomaro.
Senti questa ch’è fresca d’oggi a otto.
Giucamio5 a mmora all’osteria de Marta:
Quanno dereto a llui se sente un botto!
E sto bbravaccio che mmazzola e squarta,
Curze ar bancone e cce se messe sotto.
Sai ch’era stato? Un schioppettin de carta.6
Roma, 24 ottobre 1831 - D’er medemo
- ↑ Pauroso.
- ↑ Tutti vocaboli esprimenti affettazione di coraggio.
- ↑ Salvarsi.
- ↑ Ruggito, invece di “ragghio„.
- ↑ Giuocavamo.
- ↑ Trastullo fanciullesco, fatto con carta in modo ripiegata che ad una agitazione di braccio, uscendone una parte per l’aria che vi si interna, si tende con violenza e produce un fragore.
Note
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