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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1834
ER TUMURTO
Ch’è stato? uh quanta ggente! E cch’è ssuccesso?
Guarda, guarda che ffolla ar Conzolato!1
Volémo dì cche cc’è cquarc’ammazzato?
Nò, ssarà un ladro co’ li sbirri appresso.
Pò èsse forzi2 che sse sii incenniato...
Ma nnun ze vede fume. O ssii ’n ossesso?
Ah, nnemmanco, pe’ vvia c’ar temp’istesso
Tutti guarden’in zù.3 Dunque ch’è stato?
S’arivòrteno4 mó ttutti a mman destra...
Vedi, arzeno le mane.5 Oh! ffussi un matto
Che sse vojji bbuttà da la finestra!
Rideno!... Oh ccristo! je vienghi la rabbia!
Nu lo vedi ch’edè?6 Ttutto er gran fatto
È un canario scappato da ’na gabbia.
24 aprile 1834
- ↑ Via del Consolato.
- ↑ Può essere forse.
- ↑ Guardano in su.
- ↑ Si rivoltano.
- ↑ Alzano le mani.
- ↑ Che è: cosa è.
Note
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