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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1833
ER ZALAME DE LA PRUDENZA
Co ste bbellezze e cco st’annà1 a la moda,
Tratanto che vvor dì,2 ssora Sciscijja?3
Tutti ve vonno e ggnisuno ve pijja;
E vve tocca a rrestà ssempre a la coda.
Nun ve lodate tanto, bbella fijja,
Perchè a Rroma a la ggente che sse loda
Je dimo4 noi: chi sse loda se sbroda,5
E trova chi jj’arrenne la parijja.
Perchè avete vent’anni e ’r culo tonno,6
Oggnantra donna appetto vostro è un torzo?
Chi ha pprudenza l’addopri, io v’arisponno.7
Riccomannàteve a Ssan Carl’ar Corzo,
Che vve curri8 la vita, e ppo’ a sto Monno
State a vvedé ssi vve vò9 mmanco un orzo.10
Roma, 21 febbraio 1833
- ↑ Con questo andare, ecc.
- ↑ Che vuol dire, ecc.
- ↑ Cecilia.
- ↑ Diciamo.
- ↑ Chi si loda si vitupera.
- ↑ Tondo.
- ↑ Vi rispondo.
- ↑ Vi corra.
- ↑ Se si vuole.
- ↑ Orso.
Note
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