< Eutifrone
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Platone - Eutifrone (IV secolo a.C.)
Traduzione dal greco di Francesco Acri (XIX secolo)
Capitolo III
Capitolo II Capitolo IV

SOCRATE E’ non fa nulla, Eutifrone, a esser beffati. Al vedere, cale poco agli Ateniesi se ci sia alcuno bravo, purché ei non si metta a fare il maestro e a piantare altri bravi come lui; se se n’accorgono, sia invidia come di’ tu, o che so io, se ne pigliano.

EUTIFRONE Io, caro Socrate, la voglia di far prova come si comporterebbero con me in cotesto caso; io non l’ho davvero.

SOCRATE Forse perché ti fai vedere poco e non ti degni d’insegnare quello che tu sai. Quanto a me, sto in pensiero non si siano avveduti ch’io, per amore degli uomini, con ogni persona butto lì quel che so, non pure senza paga, ma offerendomi da me a chi mi voglia stare a sentire. Dunque torno a dirti che se, come conti di te, avessero anche di me a far le risate, poco male sarebbe a passarcela in tribunale ridendo e burlando; ma se fan per davvero, niuno, salvo che voialtri indovini, sa dove la anderà a finire.

EUTIFRONE Non ne sarà nulla, via; sta’ allegro: e poi tu nella tua lite certo ci metterai tutta l’anima, come io farò nella mia.

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