< Eutifrone
Questo testo è completo.
Platone - Eutifrone (IV secolo a.C.)
Traduzione dal greco di Francesco Acri (XIX secolo)
Capitolo XVI
Capitolo XV Capitolo XVII

SOCRATE Mi puoi dire tu qual effetto operi il ministerio de’ medici?

EUTIFRONE La sanità.

SOCRATE E quello de’ navai?

EUTIFRONE La nave.

SOCRATE E quello degli architettori?

EUTIFRONE La casa.

SOCRATE E dimmi, o bravo, il nostro ministerio agl’Iddii per qual effetto sarebbe ministerio? Lo sai senza dubbio, dacché tu fai certanza esser nelle cose della religione il piú dotto uomo che sia al mondo.

EUTIFRONE Ed è vero.

SOCRATE Dunque mi di’ qual è la bellissima opera che fanno gl’Iddii, usando essi di noi quali ministri?

EUTIFRONE Molte e belle, o Socrate.

SOCRATE Anco i capitani, o caro: nondimeno l’opera principale tu diresti facilmente ch’ella è procurare vittoria.

EUTIFRONE Come no?

SOCRATE E molte e belle i lavoratori, ma la principale è cavare il nostro campamento dalla terra.

EUTIFRONE Certo.

SOCRATE Su via, delle molte e belle che fanno gl’Iddii per il nostro ministerio, la principale qual è?

EUTIFRONE Te l’avevo detto io dianzi, che non è un affar di poco dire a te per filo e per segno come vanno siffatte cose. Ti dico solamente che se alcuno sa dire e fare cose gioconde agl’Iddii, pregando e sacrificando, egli fa di quelle opere sante che salvano le case e le città; chi fa il contrario, fa opere empie che sconvolgono e mandano a rovina ogni cosa.

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.