< Favole di Esopo
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Esopo - Favole di Esopo (Antichità)
Traduzione dal greco di Giulio Landi (1545)
Del Cervo
Degli Ucelli, e degli animali da quattro piedi Del Lupo, e della Volpe

Del Cervo. 139.

Il Cervo si specchiava in un fonte chiaro, e molto si gloriava delle sue gran Corna, ma li rincresceva, che le gambe fossero così sottili. In questo venne il Cacciatore, ed il Cervo più veloce, che il vento fuggì, ed i Cani lo seguitarono. Il quale a caso entrò in una selva molto folta, e le sue Corna s’attaccarono ai rami degli albori. Onde egli allora lodò le gambe, e si biasimò le Corna, che furono causa, ch’ei fosse preso dai Cani.

Sentenza della favola.

Quello, ch’è da fuggirsi, con gran diligenza cerchiamo; e quello, che fuggiamo, sopra il tutto è da ricercarsi. Desiamo la beatitudine prima, che sappiamo dov’ella si stia; Onde non è da maravigliarsi se roviniamo nella infelicità, e morte, fuor di ogni nostro intendimento come senza ragione ci governiamo.


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