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Dante Alighieri - Il Fiore (XIII secolo)
XLVI
XLV XLVII

XLVI

L’Amante.

     Quando Ragion fu assa’ dibattuta
e ch’ella fece capo al su’ sermone,
i’ sí le dissi: «Donna, tua lezione
4sie certa ch’ella m’è poco valuta,
perciò ch’i’ no ll’ho punto ritenuta,
ché non mi piace per nulla cagione;
ma, cui piacesse, tal ammonizione
8sí gli sarebbe ben per me renduta.
     Chéd i’ so la lezion tratutta a mente
per ripeterl’a gente cu’ piacesse,
11ma giá per me non è savia niente;
ché fermo son, se morir ne dovesse,
d’amar il fior, e ’l me’ cor vi s’assente
14onn’altro danno ch’avvenir potesse».1

Note

  1. [p. 381 modifica]son. 46, v. 14. Ho accolto la correz. di «o ’n» in «oun’» proposta dallo Zingarelli,che felicemente propose anche, nel v. 14° del son. 51, la lettura «c’on truova» (Parodi «contruova»), e nel v. 5 del son. 56, la correzione «va pressando» (Parodi: «o appressando»).

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