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Dante Alighieri - Il Fiore (XIII secolo)
XXXVI
XXXV XXXVII

XXXVI

L’Amante.

     Quand’i’ udi’ Ragion che ’l su’ consiglio
mi dava buon e fin, sanza fallace,
dicendo di trovarmi accordo e pace
4con quella che m’avea messo ’n assiglio,
i’ le dissi: «Ragion, vecco ch’i’ piglio!
Ma non ch’i’ lasci il mi’ signor verace;
ched i’ son su’ fedel e sí mi piace
8tanto ch’i’ l’amo piú che padre figlio.
     Onde di ciò pensar non è mestero
né tra no’ due tenerne parlamento,
11ché non sarebbe fatto di leggero,
perciò ch’i’ falseria mi’ saramento.
Megli’ amo di Fortuna esser guerrero
14ched i’ a ciò avesse pensamento».

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