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SALMO LXXVI.
1 In Iuda si palesa
Di Dio la Maestade in fogge rare:
Del Nome suo famoso
In Iacob egli dà notizie chiare.
Dentro a Salem sua dimoranza ha presa:
Ed in Sion piantò, per suo riposo,
Padiglion glorioso.
2 Qui mozzò dardi e strali,
E fè d’archi spezzati alte cataste:
Di strumenti guerrieri,
Di scudi e spade il suol coperse e d’aste.
Di gloria illustre lampeggiante sali
Su’ gioghi, o Dio, de le montagne alteri,
Di belve alberghi fieri.
3 Confusi ed inviliti,
In sonno eterno i prodi capitani
Involti, sofferiro
Spoglio, nè sepper mai trovar lor mani.
Carri e cavalli furo tramortiti,
Qualor, Dio di Iacob, tonar sentiro
Il minacciar tuo diro.
4 Cinto d’alti terrori
Ti mostri al mondo e del tuo cruccio a prova
Chi potrà starti innanti?
Già da tener quaggiù ragione nuova
Publicasti dal ciel bandi sonori:
La terra s’inchinò a’ tuo’ lumi santi,
Con silenzj tremanti.
5 Quindi salisti in trono,
E a’ mansueti desti la sentenza
In salute e favore,
Per trargli fuor d’oltraggi e violenza:
Che l’ire umane a te di gloria sono:
Ed i rimasi de l’ostil furore
Tu cingi di valore.
6 Al Signor nostro Dio
Fate e pagate fedelmente i voti:
Date al Tremendo offerte,
Voi che d’intorno a lui state devoti.
De’ prenzi e regi, di lor colpe in fio,
L’alme ei vendemmia, e col terror sovverte
Le lor grandezze incerte.