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SALMO XCVIII.
1 Di canzon nuova e trionfante lode,
Facciansi udir gli accenti,
A l’onor del Signore:
Che con la destra prode,
Di meraviglie fè prove potenti.
Di sua Santità il braccio, e ’l sol valore,
A sè, ed a’ suoi, tratti di servitute,
Acquistò la salute.
2 Di quel ch’oprò sua man illustre scampo,
E di sua lealtade
Agli occhi d’ogni gente
Fece apparir il lampo.
Sua fè verace, e dolce caritade,
Inverso ’l buon Iacob recossi a mente:
E furon scorti fin a’ stremi lidi,
I suo’ soccorsi fidi.
3 Giubilate, del mondo o cittadini,
Scoppiate in gridi lieti:
Al Signor salmeggiate,
In modi pellegrini.
Non restin cetre omai, nè plettri cheti,
Il canto al suono dolce contemprate.
Nel cospetto del gran Rege rimbombe
Di corni stormo e trombe.
4 E romoreggi l’Oceàn sonante,
Con ciò che serra in seno.
Applauda chiaro il mondo,
E d’esso ogni abitante.
Anche i fiumi, per far concerto pieno,
Battansi a palme e strepito giocondo
Faccian de’ monti le cavate rupi
E’ scoscesi dirupi.
5 Tal del Signor venerar la presenza
A tutti si conviene:
Perchè qua giuso in terra,
Con gloria e con potenza,
L’eterno a moderar impero viene.
De la giustizia sua, ch’unque non erra,
Con l’ugual lance renderà ragione
Ad ogni nazione.