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Traduzione dal greco di Angelo Maria Ricci (1824)
Antichità
Questo testo fa parte della raccolta Le odi di Anacreonte e di Saffo


IL GIUDIZIO DI PARIDE


Dall’Antologia.



Sott’un elce il Frigio Pari
     Sedea giudice sovrano;
     L’aureo pomo avea tra mano
     4La bellezza a coronar,
Quando innanzi a lui tre Dive
     Stetter dubbie al paragone,
     E tre Dee per tal cagione
     8Impararo a palpitar.

Volse Giuno a lui quegli occhi
     Onde Giove in ciel si bea;
     Ma un balen vi risplendea
     12Di quel Dio fulminator.
Stupefatto il Pastorello,
     Tanta luce non sostenne;
     Ed il pomo in man ritenne
     16Tra la tema e lo stupor.


Venne Pallade, e il bel pomo
     Vinto avrebbe, oppur diviso,
     Se abbelliva d’un sorriso
     20La sua diva austerità.
Il Pastor per riverenza
     Dal suo volto i lumi torse,
     E tacendo, stette in forse
    24Di sua stessa autorità.
 
Giunse Cipri timidetta,
     Nel disordine felice,
     Che tacendo tutto dice
     28Quel ch’esprimer non si può.
Ella apparve, e il Frigio Pari
     Qui conobbe il gran cimento;
     L’aureo pomo in quel momento
     32Dalla man gli sdrucciolò.

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