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Traduzione dall'inglese di Ernesto Ragazzoni (1896)
1844
Questo testo fa parte della raccolta Poesie (Ragazzoni)


 
Per vie buie, dove a frotte
erran gli angeli del male,
e un Dimon che ha nome Notte
spia da un trono funerale,
sono giunto or ora a un’Ultima
Thule arcana, a un regno alter
fuor del Tempo e dello Spazio,
nel paese del mister.

Valli chiuse ed acque fonde,
ecco il sito! forre, spechi
dove il sol non entra, e donde
non uscirono mai echi;
boschi, dedali ove gli uomini
non si spinsero finor,
e rugiade eterne stillano
strani olezzi e strani fior;

ecco il sito! Monti in rùine
ed immensi oceani tristi,
orizzonti senza fine
e paesi non mai visti;
poi paludi, stese pallide
d’acqua morta, — un luccicar
d’acqua morta, — morta e gelida,
nel candor dei nenufar!

E pei monti e lungo i piani
d’acqua morta, — morta e diaccia,
diaccia e ugual, — tra i fiori strani
che vi tuffano la faccia;
sotto agli alberi, ed ai margini
silenziosi dei padul,
dove appiattansi le vipere,
e i ramarri, e stanno i Ghul;
nel recesso più romito,
sul sentier più desolato,
il viator scorge atterrito
vagar l’Ombre del passato;
larve, pallide fantasime,
alme, amici che svanir;
che sussultano, sorridono,
e ancor mandano un sospir.

Per i cuori su cui l’ombra
del dolore, grado a grado,
s’è distesa e tutto ingombra,
questo, — oh questo, è un Eldorado!
una santa, una magnifica
invidiabile region!
Ma i viator che vi si perdono
e la corrono a tenton,
non la ponno contemplare
che a pupille chiuse, poi
ch’è vietato penetrare
desti in fondo agl’antri suoi!
Così vuol l’Inesorabile
che la vigila dal ciel:
e le forme, e l’ombre appaiono
solamente dietro un vel.

Per vie buie, dove a frotte
erran gli angeli del male,
e un Dimon che ha nome Notte,
spia da un trono funerale,
sono giunto or ora a un’Ultima
Thule arcana, da un imper
fuor del Tempo e dello Spazio,
nel paese del mister.

(1844)


Nota

Siamo nel regno dei simboli: la regione dei ricordi, il paradiso artificiale, che il sonno crea ai mortali.

Ecco il paese dei sogni, l'ultima Thule fuor del tempo e dello spazio, l’Eden, cui non si giunge che attraverso i misteri della notte ed in cui il passato, morto per sempre allo sguardo aperto, rivive ancora una volta sotto alle chiuse pupille in un paese meraviglioso e senza limiti.

La stranezza del paesaggio singolare, vario, mutabile come una serie di quadri dissolventi, ha la giusta incoerenza del sogno, e tutti i caratteri di una visione di fumatore d’oppio.

E. R.

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