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IL TROVATORE
romanza
Va per la selva bruna
Solingo il trovator
Domato dal rigor
4Della fortuna.
La faccia sua sì bella
La disfiorò il dolor;
La voce del cantor
8Non è più quella.
Ardea nel suo segreto;
E i voti, i lai, l’ardor
Alla canzon d’amor
12Fidò indiscreto.
Dal talamo inaccesso
Udillo il suo signor:
L’improvido cantor
16Tradì sè stesso. —
Pei dì del giovinetto
Tremò alla donna il cor,
Ignara fino allor
20Di tanto affetto.
E supplice al geloso,
Ne contenea il furor:
Bella del proprio onor
24Piacque allo sposo.
Rise l’ingenua. Blando
L’accarezzò il signor:
Ma il giovin Trovator
28Cacciato è in bando.
De’ cari occhi fatali
Più non vedrà il fulgor,
Non berrà più da lor
32L’obblio de’ mali.
Varcò quegli atri muto
Ch’ei rallegrava ognor
Con gl’inni del valor,
36Col suo liuto.
Scese — varcò le porte —
Stette — guardolle ancor:
E gli scoppiava il cor
40Come per morte. —
Venne alla selva bruna:
Quivi erra il Trovator,
Fuggendo ogni chiaror
44Fuor che la luna.
La guancia sua sì bella
Più non somiglia un fior;
La voce del cantor
48Non è più quella.