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Traduzione dall'inglese di Ernesto Ragazzoni (XIX secolo)
1843
Questo testo fa parte della raccolta Poesie (Ragazzoni)


 
È una sera di gala, ecco, fra tanto
squallor di questi nostri anni di duolo;
ed uno stuolo d’angeli, uno stuolo
4alato, inghirlandato, immerso in pianto,
siede raccolto in un teatro e mira
(mentre un’orchestra ad ora ad or sospira)
la musica lontana delle sfere.

8Mimi fatti ad immagine di Dio,
vocian fra loro o mormorano chiocci,
ed errano qua e là, meri fantocci,
in faticoso eterno tramestio
12al vedere degli esseri spettrali
che muovon gli scenari ed i teloni,
e lasciano cader dalle grand’ali
le tenebrose maledizïoni.

16Oh, il tristissimo dramma! Per assai
tempo ci sarà davvero ricordato,
col suo fantasma ognor perseguitato
da un’orda che nol può cogliere mai
20in un giro che volge sempre uguale
e sempre al punto stesso si richiama;
e coll’error, colle follie, col male
che ne formano l’anima e la trama.

24Ma tra il gruppo dei mimi, ecco, repente,
insinuarsi con spire orride d’angue
una viscida forma color sangue,
che s’annoda e si snoda orridamente.
28Sovra la scena, i mimi sua conquista
divengono e sua preda a mano a mano,
e singhiozzano gli angeli alla vista
del mostro che maciulla sangue umano.

32Tutto s’abbuia. Tutto e nulla resta,
e, sovra la catastrofe, il sipario
come un lùgubre drappo mortuario
precipita con rombo di tempesta.
36Ed ecco, surto in piè, lo stuolo alato
— pallido in volto di glacial pallore —
proclamare che il dramma è intitolato:
«Uomo» e l’eroe: «Il verme vincitore».

(1843)

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