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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1836
L'AFFARE SPIEGATO
Finarmente ho ssaputo com’è ito
Er fatto che vvoi sempre ariccontate
De quer tale ch’entrò ttutto ferito
A Ssan Francesco, e nun ze1 mosse un frate.
Furno2 diesci e nnò ssette cortellate,
E in tutte quante sce capeva un dito;
E io co’ st’occhi mii l’ho arincontrate3
Su la schina e li petti der vistito.
E è vvero che cchiedeva confessione
Strillanno ajjuto ajjuto chè mme moro;
Ma er convento a nun curre ebbe raggione.
Sissiggnora,4 per dio, n’ebbe d’avanzo;
Perchè è ccaluggna5 che stassino6 in coro:
Queli servi de Ddio staveno a ppranzo.
16 marzo 1836
- ↑ Non si.
- ↑ Furono.
- ↑ Le ho riscontrate.
- ↑ Sì signora dicesi tanto a femmine che a maschi.
- ↑ Calunnia.
- ↑ Stassero.
Note
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