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Checchina appiccicarella Amalia che ffa da Amelia
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1835

L'AMICA DE MANE LÒNGHE1

     Ma eh? vvatte a ffidà de scerte facce
Provìbbite!2 eh? cco cquella ipogrisia!
Inzomma a mmé mme s’è pportata via
Una coràla3 e ddu’ par de legacce.

     Disce: “Sor’Anna, me pijjo quattr’acce
De filo?„ Dico: “Sì.„ Ppoi, sposa4 mia,
Co la cosa5 che cc’era Annamaria
Io nun ebbe la dritta6 de guardacce.7

     Capisco, quarche vvorta una s’acceca.
Ma ppuro8 a le legacce e a le corale
Ce s’ha adesso da mette9 l’impoteca?

     S’averìa da fà ssempre er muso bbrutto?
Nun c’è ppiù rriliggione: eccolo er male.
Semo in terra de ladri: è ddetto tutto.

5 ottobre 1835

  1. Di mani lunghe: ladra.
  2. Proibite. Si pronunzia sdrucciolo, coll’accento nella prima i, e vale: “sinistre.„
  3. Un agorale.
  4. Pronunciasi colla o chiusa.
  5. Per la circostanza, pel motivo.
  6. La malizia, l’avvertenza.
  7. Di guardarci.
  8. Pure.
  9. Da mettere.

Note

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