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Le lettanie de Nannarella Le dimanne a ttesta per aria
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1835

L'AMMALATIA DER PADRONE

     Sta mmale accusì bbene, poverello
Che mmó ha ffatto inzinenta1 l’occhi storti;
E er medico, che Cristo se lo porti,
Disce che ttutto er male è in ner cervello.

     Piaggne, smania, sospira,... pe’ un capello
Va ssu le furie... e in ne l’inzurti forti
Nun ved’antro2 che ccasse, bbeccamorti,
Curati, sepporture, farfarèllo...3

     Io pe’ mmé jje l’ho ddetto a la padrona:
“Siggnora mia, ma pperchè nnun provamo
Quarc’antra mediscina che ssia bbona?.„

     Ggnente. Lei me se striggne in ne le spalle,
E sse mette ar telaro der ricamo
A llavorà li fiori de lo sscialle.

4 febbraio 1835

  1. Sino.
  2. Non vede altro.
  3. Il diavolo.

Note

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