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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1834
L'IMPEGGNI DE LE CARROZZE
Eh sor banchiere,1 e mmó in che ddà sto chiasso?
Poveraccio! ve pijjeno le dojje?
Vienite a llavorà de paste sfojje2
Propio in ner zito3 che cciamanca4 er passo?
C’ho da sterzà,5 ll’anima tua?! pe’ cojje6
Ne le vetrine7 e ffà cquarche sconquasso?!
Come ho da passà avanti? indove passo?
Su la freggnaccia sporca de tu’ mojje?
Da’ addietro tù, ccornuto bbuggiarone:
Tiè cquela frusta a tté, ddico: va’ ppiano:
Vòi sfonnamme8 la cassa cór timone?
Nun me fà ssceggne9 ggiù, lladro ruffiano,
Ché, ppe’ ccristo de ddio, t’arzo un pormone10
Da imparatte11a ttiené lle bbrijje in mano.
3 aprile 1834
- ↑ Termine di spregio contro i cocchieri mal’esperti.
- ↑ Lavorare di paste sfoglie, significa: “dare in bravure, in difficoltà.„
- ↑ Sito.
- ↑ Ci manca.
- ↑ Sterzare, voce dell’arte, vale: “dare indietro, dirigendo alquanto il legno alla diagonale, mentre il timone coi cavalli descrivono una linea contraria.„
- ↑ Cogliere.
- ↑ Vetrine. O le bussole delle botteghe, o quelle cassette vetriate dentro le quali si espongono alla vista le merci o manifatture.
- ↑ Sfondarmi.
- ↑ Scendere.
- ↑ Alzare un polmone, fare un polmoncello: entrare con percosse una tal parte di corpo.
- ↑ Impararti, per “insegnarti.„
Note
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