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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1834
LA BBELLEZZA.1
Che ggran dono de Ddio ch’è la bbellezza!
Sopra de li quadrini hai da tenella:2
Pe’ vvia3 che la ricchezza nun dà cquella,
E cco’ cquella s’acquista la ricchezza.
Una cchiesa, una vacca, una zitella,
Si4 è bbrutta nun ze5 guarda e sse5 disprezza:
E Ddio stesso, ch’è un pozzo de saviezza,
La madre che ppijjò la vòrze6 bbella.
La bbellezza nun trova porte chiuse:
Tutti je fanno l’occhi dorci; e ttutti
Vedeno er torto in lei doppo le scuse.
Guardàmo li gattini, amico caro.
Li ppiù bbelli s’alleveno: e li bbrutti?
E li poveri bbrutti ar monnezzaro.7
20 ottobre 1834
- ↑ [due altri sonetti, 18 magg. e 2 nov. 33, compresi nel presente volume, hanno lo stesso titolo.]
- ↑ Tenerla.
- ↑ Per motivo.
- ↑ Se.
- ↑ 5,0 5,1 Si.
- ↑ Volle.
- ↑ Immondezzaio.
Note
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