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Mio nome fu Riccardo, e gli occhi apersi Perchè non fu nessuno unqua più degno
Questo testo fa parte della raccolta Epitaffi di Gabriello Chiabrera


III

PER IL SIGNOR FRANCESCO RASI.

La bella cetra, che scolpita splende
     In questi marmi, ti può far sicuro,
     Che il Rasi qui sepolto era maestro
     Dell’amabile arnese. O lieto l’Arno,
     E lieto il Mincio, che d’udir fu degno
     Il suon soave, che non mai sentiro
     Le bellissime rive dell’Eurota
     Negli anni antichi, e s’egli alzava il canto,
     Sorpresi all’armonia dell’aurea voce,
     Taceano i venti e s’arrestavan l’onde,
     E chinavano i pin l’altere cime:
     Perocchè egli solea, non la faretra
     Dell’alato figliuol di Citerea,
     Ma cantar degli eroi l’alme corone.
     Or voi cortesi, che per via passate,
     Di voi prendavi duol: l’alte lusinghe
     Delle Sirene e dell’Aonie Muse
     Mai più non siete per udire in terra.

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