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La bella cetra, che scolpita splende Nell'alme scuole della saggia Alfea
Questo testo fa parte della raccolta Epitaffi di Gabriello Chiabrera


IV

PER IL SIGNOR JACOPO DORIA.

Perchè non fu nessuno unqua più deguo,
     Che si onorasse, però qui rimiri
     Tutto ripien di carraresi marmi.

     Se chiedi quale ei fa, basta che io dica
     Jacopo Doria; che di nobil sangue
     Egli splendesse, che sovrani scettri
     Ei sovente mirasse in man de’ suoi,
     Ciascun sel sa; ma veritate ascolta
     Grande ad udirsi: così fatte doti,
     Onde l’umano ingegno è tanto altero,
     Non mai nel petto suo crearo orgoglio.
     Sempre a lui visse cortesia compagna;
     Ma la sozza avarizia ebbe in dispregio.
     Nol saperan tacer del bel Parnaso
     L’inclite ninfe. O scellerata Cloto,
     Maledetta tua man, per cui si estinse
     Di verace virtù si chiaro lume,
     Quando erano fra noi l’ombre più folte.

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