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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1834
LA CANTONATA DER FORESTIERE1
Lei crederà, mmilordo, che la ggente
Che ggià ha pijjato pasqua, o cche la pijja,
Sii tutta ggente che ss’ariconcijja
De core co’ Ddio padre onipotente.
Eppuro la faccenna va artrimente,
E ne stamo lontani mille mijja.
Cqua, appena li bbijjetti2 sò in famijja,
Servo, sor Dio; nun ze ne fa ppiù ggnente.
La fia3 fotte, la madre je tiè mmano,
La serva rubba, l’usuraglio strozza,
E l’impiegato bbuggera er zovrano.
La medema onestà, ll’istessa stima,4
Le solit’arte pe’ mmarcià in carrozza:
Tutto inzomma arimane com’e pprima.
20 aprile 1834
- ↑ Prendere una cantonata: ingannarsi a partito.
- ↑ I biglietti che si ricevono nell’atto della comunione di pasqua, i quali poi il parroco torna a raccogliere per conoscere chi abbia o no soddisfatto al precetto.
- ↑ Fia: figlia.
- ↑ Stima, nel significato intransitivo di “onoratezza.„
Note
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