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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1834
SE MORE1
Nun zapete2 chi è mmorto stammatina?
È mmorto Repisscitto,3 er mi’ somaro.
Povera bbestia, ch’era tanto caro
Da potecce4 annà in groppa una reggina.
L’ariportavo via dar mulinaro
Co ttre sacchi-da-rubbio de farina,
E ggià mm’aveva fatte una diescina
De cascate, perch’era scipollaro.5
J’avevo detto: nun me fa6 la sesta;
Ma llui la vorze fà,7 pporco futtuto;
E io je diede8 una stangata in testa.
Lui fesce allora come uno stranuto,9
Stirò le scianche,10 e tterminòla festa.
Poverello! m’è ppropio dispiasciuto.
20 aprile 1834
- ↑ Si muore.
- ↑ Non sapete.
- ↑ Repiscitto, o ripiscitto, è l’ordinario soprannome che si dà ai villanelli.
- ↑ Da poterci.
- ↑ Cipollaro: aggiunto di cavallo o di asino che abbia vizio d’inciampare.
- ↑ Non mi fare.
- ↑ La volle fare.
- ↑ Gli diedi.
- ↑ Starnuto.
- ↑ Le gambe.
Note
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