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Traduzione dall'inglese di Ernesto Ragazzoni (XIX secolo)
1845
Questo testo fa parte della raccolta Poesie (Ragazzoni)


 
Ecco, la morte s’è rizzato un trono
lungi in una città strana e silente
in fondo al remotissimo occidente,
ove il povero, il ricco, il tristo, il buono,
5dormono il loro sonno eternamente.

Ivi palagi ed are e torri e mura
(mura che il tempo ha rose, ma non spezza)
sono di mai veduta architettura
e intorno, oblïate dalla brezza,
10sotto il ciel, rassegnate a la tristezza,
l’acque stagnano in livida pianura.

Raggio di sole mai scende su quella
città che eterna nella notte langue.
Ma un bagliore dal mar, rosso di sangue,
15sale tacito ad ogni torricella,
splende sui dômi aerei, lontani,
sugli obelischi serra le spirali,
delle moli sugli archi trionfali
serra le reggie sugli spalti immani,
20serra i pergoli d’edere scolpite
e di marmorei fiori, i penetrali
da gran tempo oblïati, serra l’are
ove sono conteste in foggie rare
la viola, la mammola e la vite.
25Sotto il ciel rassegnato stagna il mare
le malinconiche acque intorpidite,
e sì bene si fonde questa varia
compagine di torri al suo riflesso,
che il paësaggio par sospeso in aria.
30E intanto, gigantesca, dall’accesso
ultimo della terra giù gagliarda
veglia la Morte, e intensamente guarda.

Templi aperti a fior d’acqua e schiusi avelli
si discoprono sotto al poco lume
35che vien dal mare, ma non i gioiëlli
che scintillan negli occhi d’ogni nume
ne’ templi, o i morti rifulgenti d’oro
entro le tombe in bei paludamenti,
tentan l’acque ad uscir dagli alvi loro.
40Ohimè! Non i più lievi increspamenti
su quella solitudine di vetro;
non ondata ricorda che una brezza
forse spira su mare meno tetro;
non un murmure narra che carezza
45d’aure sia corsa mai su oceano meno
terribilmente immobile e sereno.

Ma un brivido per l’aria ecco trascorre
ed un’onda s’increspa finalmente
come se, profondandosi, ogni torre
50di poco dentro l’aure sonnolente
le avesse intorno ridestate e mosse,
ed ogni lor pinnacolo si fosse
ritratto dentro il ciel, lasciando un vano.
L’onde, come giammai, brillano rosse,
55l’ore han suono più fievole e lontano,
ed allor che tra un pianto non più umano
e fra non più terrene implorazïoni
sarà tutta affondata la città,
l’inferno, in piedi, da’ suoi mille troni,
60con un inchino la riverirà.

(1845)

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