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Er bracco rinciunciolito Le Case
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1832

LA COJJONELLA

     Nun passa vorta ch’io nun ciariscoti1
Sparpaggnàccole2 e rraschi a bbocche piene.
Bbisogna che sse penzino sti sscioti3
Ch’io sce tienghi la mmerda in de le vene.

     E nun vonno capì, ccestoni4 vòti,
C’un giorno o ll’antro c’a ste bbelle sscene
Me se scuajjeno, cristo, li sceroti,5
Bbutto capezza,6 e mme ne vedo bbene.

     Fremma ne vojjo avé, ma er troppo è ttroppo:
E già ho ffatto capasce7 er mi’ curato
Che sta fregna8 finisce co’ lo schioppo.

     Lasseli divertì, per dio sagrato!
Cent’a lloro un’a mmé: ma o pprima o ddoppo
S’hanno d’accorge ar brodo si è stufato.9


Roma,7 dicembre 1832

  1. Ci riscuota.
  2. Un tal suono prodotto al fiato che, spinto dalla lingua verso i labbri, li fa violentemente aprire tremolando l’uno sull’altro. È tenuto per segno di spregio o di beffe.
  3. Stolidi.
  4. Teste.
  5. Squagliarsi i cerotti, vale: “perder pazienza.„
  6. Mi sfreno, lascio i riguardi.
  7. Ho persuaso.
  8. Abitudine molesta; insulto; avvenimento spiacevole, ecc. ecc.
  9. Vedranno agli effetti qual è la causa, ecc.

Note

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