Questo testo è incompleto. |
◄ | La colonna de piazza-Colonna | Le du' Colonne | ► |
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1831
LA COMMEDIA
Tata, ch’edè cqui ssù? — La Piccionara.1 —
Tata, e nun c’è gnisuno? — È abbonora. —
Chi è quella a la finestra?2 — Una signora. —
E cquest’accant’a noi? — La lavannara. —
Uh quanta ggente! E indove stava? — Fora. —
E mmó? — Ssona la tromma.3 — ... Cuant’è ccara!
E sto lampione4 immezzo c’arippara? —
Poi lo tireno sù. — Nun vedo l’ora!
Chi cc’è llà ddrento in cuella buscia scura? —
C’è er soffione.5 — E sti moccoli de scera? —
Sò ppe’ la zinfonìa. — Sì? E cquanto dura? —
Zitta, va ssù er telone.6 — ... Ih! è ggente vera? —
Ggià. — E cquelli tre chi ssò? — Rre da frittura,7
Che cce viengheno A un pavolo pe’ ssera.
Roma, 23 ottobre 1831 - D’er medemo
- ↑ Ultimo ordine di palchi.
- ↑ Palchetto.
- ↑ Il tuono dell’accordo.
- ↑ Il lampadario.
- ↑ Il suggeritore.
- ↑ Il sipario.
- ↑ La frittura è il pesce minuto e dozzinale.
Note
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.