Questo testo è incompleto. |
◄ | Li spaventi de la padrona | Oggnuno ha li sui | ► |
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1835
Come disce er ronnò3 cco la catena?4
Parto reggin’addio sèntime Arbasce.5
Accusì6 ddico a tté: ssèntime, Nèna,7
Sta tu’ sorella8 a mmé ppoco me piasce.
Io so’9 un omo che ccerco la mi’ pasce10
Ma un giorn’o ll’antro11 che mme pijja in vena,
Me j’attacco12 ar tiggnone,13 e ssò ccapasce14
D’ammaccajje er musaccio e ffà una sscena.
Fàmose a pparlà cchiaro. Er viscinato
Pò ddì15 ssi16 cche ffioretto è stata lei,
Ché er marito sc’è mmorto disperato.
Che tte viè17 a rriccontà? li su’ trofei?
Che vviè a ffà a ccasa mia, pe’ bbio salato?
A imbirbitte18 un po’ ppiù de quer che ssei?
9 settembre 1835
- ↑ La cognata.
- ↑ Benchè possa anche darsi che il Belli usi qui il nome di Marco Spacca come un nome romanesco qualunque, tuttavia è sempre bene avvertire che così si chiamava realmente l'oste delle Cinque Lune, famoso per cucinare la trippa. Il celebre Calamatta, tornato nel 1844 a Roma, scriveva il 31 maggio al Mercuri a Parigi: “Roma non è più Roma: Marco Spacca non esiste più! Andetti per mangiare un piatto di trippetta alle Cinque Lune dal gran Marco Spacca, e mi dissero che li non si mangiava più. Svenni dal cordoglio, e rinvenuto in me, volevo pigliar la posta per non più restare in questa misera città. Annunzia questa terribile nuova a Michelini: ma digliela un poco alla volta, altrimenti l'ammazzi.„ Vittorio Corbucci, L. Calamatta incisore; Civitavecchia, 1886; pag. 162.]
- ↑ Il rondò.
- ↑ [Con la ripetizione, che
allora più assai che adesso era in voga, della cabaletta.] - ↑ [Questo preteso rondò deve essere un pasticcio, come tanti
altri de’ Romaneschi, derivato dalla prima scena dell’Artaserse
del Metastasio, dove Arbace dice a Mandane: Addio; e questa
risponde: Sentimi, Arbace. Se pure non è derivato da uno
degli altri Artasersi, che su quello del Metastasio furono
rimpolpettati e musicati.] - ↑ Così.
- ↑ Sentimi, odimi, Maddalena.
- ↑ Questa tua sorella.
- ↑ Io sono.
- ↑ La mia pace.
- ↑ O l’altro.
- ↑ Me [gli] le attacco.
- ↑ Il tignone è formato dalle trecce di capelli ravvolte dietro il capo. [Deriva dal francese chignon, ravvicinato, con rispetto parlando, a tigna. A Firenze si chiama staffa, e manca ai vocabolari, e non è da confondere con la crocchia, come pare che faccia il Belli.]
- ↑ E sono capace.
- ↑ Può dire.
- ↑ È un ripieno da non considerarsi.
- ↑ Che ti viene.
- ↑ A guastarti, a corromperti.
Note
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.