Questo testo è incompleto.
La commare accipùta Er marito arisoluto
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti dal 1828 al 1847

LA DONNA FILISCE.

     Ggià, pperchè nun m’amanca la minestra
Me credeno una mojje affurtunata.
E io, vedi, sò ttanta disperata,
Che mm’annerìa1 a bbuttà da la finestra.

     Ne li guai d’antri2 ggnisuna è mmaestra.
Pe’ ccapì bbene er zon d’una sonata
Bbisoggna de sentì, ssora Nunziata,
Tutti li sciufoletti de l’orchestra.

     S’ha da stà a li crapicci e a li stravèri3
D’un maritaccio, pe’ ssapé, ccommare,
Si4 una donna pò vvive5 volentieri.

     V’abbasti questo cqua, cche da st’aprile,
Nun c’è ccaso che ttienghi,6 in quel’affare
Lui vò entrà da la parte der cortile.

25 aprile 1835

  1. Mi andrei.
  2. D’altri.
  3. Stravaganze.
  4. Se.
  5. Può vivere.
  6. Non c è rimedio.

Note

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