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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1833
LA FRUTTAROLETTA
Pe’ mmé ssò stufa1 de stà2 ssur cantone
A ccosce3 callaroste e ccallalesse.
Eppoi, cqua sse pò ddì,4 ppe’ cche interresse?
Sfiatasse5 un anno pe’ abbuscà un testone!6
Ôh, ssi7 Ddio me provede, in concrusione
Vojjo mette8 un telaro, e annà in calesse.
Ccusì, cquanno me cricca9 de stà a ttesse10
Ciò11 er capitale mio: nun ho rraggione?
Eppoi, ’na donna ch’abbi12 er zu’ telaro
E ssappi13 tesse la su’ bbrava tela,
Nun è ppiù mmejjo d’un callarostaro?
Eppoi, questo dich’io: s’io sò de vela14
In cammio15 d’un mestiere a ffanne16 un paro,
Chi mme lo po inibbì?17 vvenno18 le mela.
27 ottobre 1833
- ↑ Per me sono annoiata, stanca.
- ↑ Di stare.
- ↑ Cuocere.
- ↑ Si può dire.
- ↑ Sfiatarsi.
- ↑ Testone: moneta d’argento di tre paoli.
- ↑ Se.
- ↑ Mettere.
- ↑ Mi aggarba: mi salta il baco.
- ↑ Di stare a tessere.
- ↑ Ci ho.
- ↑ Che abbia.
- ↑ Sappia.
- ↑ Sono di vela: ho desiderio.
- ↑ Cambio, vece.
- ↑ Farne.
- ↑ Proibire.
- ↑ Vendo.
Note
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