Questo testo è incompleto. |
◄ | La mojje der giucatore (1835) | Li fijji cressciuti | ► |
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1835
LA LAVANNARA
Ricontàmo. Tre ppara de carzette,
Uno de filo1 e ddue de capicciola!2
Cinque camìsce, quattro foderette,3
Du’ ssciugamani e un paro de lenzola.
Poi du’ tovajje co’ ssette sarviette...
Nò, nnò, mme sbajjo, una tovajja sola.
Tre ccanavacci, du’ par de solette,
Sei coppie de pannucci e una rezzola.4
Che ccos’antro5 ve pare che cciamanchi?
Ggià vve l’ho ddetto: co’ st’antra6 bbucata
Ve porterò li fazzoletti bbianchi.
Mica poi se sò pperzi o sse sò rrotti.
Credete puro7 che la cosa è stata
Pe’ vvia8 de la lesscìa9 che mme l’ha incotti.
30 gennaio 1835
- ↑ Per filo s’intende sempre “la filatura del lino o della canapa.„
- ↑ Bavella.
- ↑ Biancheria de’ guanciali.
- ↑ Reticella per capo.
- ↑ Altro, altra.
- ↑ Altro, altra.
- ↑ Pure.
- ↑ Per motivo.
- ↑ Lisciva.
Note
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.