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Er re Ffiordinanno Zia
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti dal 1828 al 1847

LA LOTTARÌA NOVA.

1.

     ’Ggni ggiorno, accetto er venardì,1 ar palazzo
De la casa Teodoli,2 un’arpia
De chincajjere3 fa una lottaria
Co’ una ròta che svórtica un regazzo.4

     Li bijjetti appremiati hanno un spegazzo5
Cór nummero der premio che sse pia.6
L’antri7 sc’è scritto Alegri. Alegri un c....!
Sce ne freg̀amo assai de st’alegria.

     Bell’alegria d’entrà cco’ ddu’ lustrini,8
Tirà ddu’ bbijjettacci, e ttornà ffòra
Co’ le fischiate in cammio9 de quadrini.

     Eppoi che ppremi so’10 cquanno c’hai vinto?
Figùrete ch’un prete tirò un’ora,
E abbuscò11 ddu’ speroni e un culo finto.12

15 giugno 1834


Note

  1. Eccetto il venerdì: e la festa. In questa, per rispetto al sacro ozio del culto: in quello, perché i danari che il popolo voglia gettare in quel giorno, cadano tutti nella cassa del lotto sovrano che si estrae il sabato.
  2. Della famiglia de’ marchesi Teodoli, al Corso num. 382.
  3. Il chincagliere Francescangeli per ispacciare i suoi capitali giacenti, immaginò una lotteria di tutti gli articoli del suo negozio, distribuendoli in num. 8193 premi, notati tutti in altrettanti viglietti da estrarsi a sorte.
  4. Ruota, cioè “urna cilindrica, avente i fianchi di legno e il tubo di cristallo.„ La rivolge un fanciullo.
  5. Scarabocchio.
  6. Pia: contrazione di pijja: piglia.
  7. Gli altri ecc. I biglietti ne’ quali trovavasi il motto Allegri, imbussolati in num. di 117, 171 nella detta urna alla rinfusa con gli 8193 premiati, erano insignificanti, e chi gli estraeva restava senza vincita alcuna.
  8. Lustrino è sovente detto dal volgo il grosso, ossia mezzopaolo d’argento. [Poco più di venticinque centesimi.] Di tanto era la posta per cadaun biglietto da estrarsi.
  9. In cambio.
  10. Sono.
  11. Buscò, per “guadagnò.„
  12. Arnese di Francia ad uso delle signore alquanto povere nelle parti deretane.


2.

     Ma cc....! a un prete che nnun va a ccavallo
Dàjje1 pe’ ppremio un paro de speroni
È ccome a un maressciallo de dragoni
Schiaffàjje2 addosso un pivialone ggiallo.

     Fùssino3 state fibbie da carzoni,
Un braghiere, un messale, bbuggiarallo!4
Ma dd’un par de speron da maressciallo
Che sse ne fa? un impiastro a li c......?

     Passanno5 adesso a un zimile scannajjo
Tra er zascerdote e cquer ziconno6 premio,
Trovo ch’er culo-finto è un antro7 sbajjo.

     Perché un prete che vvojji èsse8 sincero,
Ve dirà: “Dda ste cose io nun zò stemio;9
Ma mmetteteme avanti un culo vero.„

16 giugno 1834

  1. Dargli.
  2. Schiaffargli. Schiaffàre: mettere con forza.
  3. Fossero.
  4. Alla buon’ora.
  5. Passando.
  6. Secondo.
  7. Altro.
  8. Voglia essere.
  9. Astemio.

Note

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