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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1833
LA MADRE POVERELLA
Fijja, nun ce1 sperà: ffatte2 capasce
Che cqua li ricchi sò ttutti un riduno;3
E un goccio d’acqua nun lo dà ggnisuno,
Si tte vedessi4 immezzo a una fornasce.
Tu bbussa a li palazzi a uno a uno;
Ma ppòi bbussà cquanto te pare e ppiasce:
Tutti: “Iddio ve provedi: annate in pasce.„
Eh! ppanza piena nun crede ar diggiuno.
Fidete,5 fijja: io parlo pe’ sperienza.
Ricchezza e ccarità ssò ddu’ perzone
Che nnun potranno mai fà cconosscenza.
Se6 chiede er pane, e sse trova er bastone!
Offerìmolo7 a Ddio: chè la pascenza
È un conforto che ddà la riliggione.
Roma, 18 febbraio 1833
Note
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