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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1837
LA PAVURA
S’abbuscò una pavura, una pavura,
Che vvenne a ccasa com’un spiritato.
Pareva, a vvédelo, un panno lavato,
Un morto esscito da la sepportura.
Io fesce1 quann’entrò: “Cche ccos’è stato?
Che vv’è ssuccesso, sor Bonaventura?
Nun è ggnente:2 mannateve3 addrittura
Sto vino ggiù ccór carbone smorzato.„
Ve sce fòssivo trova,4 sor’Irene!
Sudava freddo: nun j’era arimasta
’na gòcciola de sangue in ne le vene.
Eh? un omo accusì ttenero de pasta
Sentì5 strilli e rrumori de catene!...
Eppoi disce uno er zangue je se guasta!
4 marzo 1837
Note
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