Questo testo è incompleto. |
◄ | La cresscita der zale e ddelle lettre | Li sbasciucchi | ► |
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1832
LA PORTERIA DER CONVENTO
Dico:1 “Se pò pparlà ccór Padr’Ilario?.„
Disce: “Per oggi no, pperchè cconfessa.„
“E ddoppo confessato?„ “Ha da dì mmessa.„
“E ddoppo detto messa?„ “Cià er breviario.„
Dico: “Fate er servizzio, Fra Mmaccario,
D’avvisallo ch’è ccosa ch’interessa.„
Disce: “Ah, cqualunque cosa oggi è ll’istessa,
Perchè nnun pò llassà er confessionario.„
“Pascenza„,2 dico: “j’avevo portata,
Pe’ cquell’affare che vv’avevo detto,
Ste poche libbre cqui de scioccolata....„
Disce: “Aspettate, fijjo bbenedetto,
Pe’ vvia che, cquanno è ppropio una chiamata
De premura, lui viè: mmó cciarifretto.„3
Roma, 30 dicembre 1832 – Der medemo
- ↑ Le voci dico e dire rappresentano nel discorso volgare le transizioni da uno ad altro interlocutore.
- ↑ Pazienza.
- ↑ Ora ci rifletto.
Note
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.