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Traduzione dal latino di Francesco Leopoldo Zelli Jacobuzi (1902)
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Che dopo Compieta niuno deve parlare.
CAP. 42.°
In ogni tempo i monaci devono
guardare il silenzio, ma molto più
nelle ore di notte. E perciò in ogni
tempo, sia di digiuno, sia di doppio
pasto, se avranno pranzato nella
mattina, la sera, subito che si saranno
alzati da cena, siedano tutti in uno
stesso luogo, e uno legga le
Collazioni o vite dei Padri, o altro libro
ch’edifichi gli ascoltanti: non però
i sette libri storici o quelli dei Re.
Perchè in quell’ora non sarebbe utile
alle menti deboli udire quella
Scrittura; in altre ore però si leggano. Se
poi fosse giorno di digiuno, detto il
Vespro, dopo breve intervallo, vadano
alla lezione delle Collazioni, come
s’è detto; e leggansi quattro o cinque
fogli, sin quanto basta che vengan
tutti, intanto che dura la lezione; e ciò per il caso che fosse alcuno
occupato nel lavoro commessogli. E così,
ragunati tutti, dicano l’officio di
Compieta. Uscendo poi da compieta, a
niuno più sia lecito parlare con
chicchessia. Che se si troverà alcuno
prevaricare contro questa regola di
silenzio, sia sottoposto a gravi pene:
salvo che sopravvenissero ospiti, o
l’Abbate comandasse qualche cosa ad
alcuno. Però anche in questo caso,
tutto si faccia onestissimamente, con
somma gravità e moderazione.