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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1835
LA RISPOSTA DE MONZIGGNORE.
L’unniscèsima vorta ch’io sciaggnéde,1
Ebbe2 arfine la grazzia de l’udienza;
E cche vvòi!,3 ner trovàmmeje4 in presenza,
Fui llì llì cquasi pe’ bbasciàjje er piede.
Poi je disse:5 “Lustrissimo, Eccellenza,
Nassce de cqui ffin qui, ccome pò vvede6
Dar momoriale, che ppò ffajje fede7
De la ggiustizzia a scàpito innoscenza.„8
Lui stava quieto; e io: “Dov’è er dilitto?
C’ha ffatto er fijjo mio? fòra le prove:
Nun parlo bbene?.„ E Mmonziggnore zzitto.
Ner mejjo der discorzo, er carzolaro
Venne a pportajje un par de scarpe nove,
E mme mmannòrno9 via com’un zomaro.
10 ottobre 1835
- ↑ Che ci andai.
- ↑ Ebbi.
- ↑ Vuoi.
- ↑ Nel trovarmigli.
- ↑ Gli dissi.
- ↑ Può vedere.
- ↑ Può fargli fede.
- ↑ Ex capite innocentiae.
- ↑ Mandarono.
Note
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