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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1831
LA SANTA CONFESSIONE
Avessi fatto ar monno ancora ppiù
De tutto er bene che ppò ffasse cquì;
Fussi un santo, una cosa da stordì,
Fussi un mostro infernale de vertù;
Maggnete, fijjo mio, lecchete tu
’na fetta de salame er venardì,
E bbona notte: hai tempo a ffà e a ddì:
Se va a ffà le bbrasciole1 a Bberzebbù.
Ringrazziamo però la bbonità
De Ddio, chè ppuro er vicoletto sc’è2
Pe’ ffà ppeccati in pasce e ccarità.
Basta ’ggnitanto d’annà a ffà cescè3
In cuella grattacascia4 che sta llà,
Eppoi te sarvi si scannassi5 un Re.
11 dicembre 1831 - De Pepp’er tosto
- ↑ Bragiuole.
- ↑ C’è il modo.
- ↑ Il mostrarsi e il non mostrarsi per mezzo di una cosa che copre e non copre.
- ↑ Gratino del confessionale.
- ↑ Seppure tu scannassi.
Note
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