Questo testo è incompleto.
L'ottavario der catachisimo Li Tesorieri
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1835

LA SPIEGAZZIONE DE LI RE

     Li Re a bbon conto sò nne le nazzione
Come la testa sopr’ar corpo umano;
Che cquanno disce lei le su’ raggione
È ccome l’abbi dette er corpo sano.

     Ce vò un popolo matto in ner cestone,1
Pe’ ccrede de campà ssenza sovrano.
Dunque oggnuno se tienghi er zu’ padrone,
E aringrazziamo Iddio cór core in mano.

     Quello llassù ffa tutto co’ pprudenza;
E mmentre che li Re llui l’ha ccreati
Vò ddì cch’er monno nun pò stanne senza.

     Ecco perchè li Re, ssor Tisifonte,2
Nascheno tutti bbelli e ppreparati
Co la corona ggià incarnita in fronte.

31 marzo 1835

  1. Nella testa.
  2. Tesifonte qui è preso per nome generico di “giacobbino.„ Così volle essere chiamato un Barbèri, quando, all’epoca della Repubblica gallo-romana, sul finire del passato secolo, si sbattezzò solennemente in piazza coram-populo.

Note

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.