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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1835
LI TESORIERI
Tra ttanti tesorieri, padron Titta,
C’hanno in bocca l’onore e lo sparaggno,
Povere casse! le vedo e le piaggno
E nnun ze sa a cchi ddàjje la man dritta.
Qualunque che ne viè, cqui annamo ar baggno
Pe’ le dojje1 e la Cammera è ppiù gguitta.2
Nun ciamanca3 pell’urtima sconfitta
C’a la zecca sce4 bbattino lo staggno.
’Ggni tesoriere caccia fora un banno
Pieno de mari e mmonti; e intanto, amico,
Chi jj’avanza, riscode5 anno penanno.6
Lòro soli sò cquelli ar fin der gioco
Che ffanno goffo,7 p’er proverbio antico
Che pparla de la lesca8 accant’ar foco.
31 marzo 1835
- ↑ Andare al bagno per le doglie: cercar bene e trovar peggio.
- ↑ In senso di povera.
- ↑ Non ci manca.
- ↑ Ci.
- ↑ Riscuote.
- ↑ Anno per anno: modo equivoco popolare, consistente nel giuoco della parola penando, che dalla plebe si pronunzia penanno.
- ↑ Far goffo: tirar tutto.
- ↑ Dell’esca.
Note
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