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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti dal 1828 al 1847
LA ZITELLONA LEVITATA.
Sora Caterinella! ebbè? cche ffamo?1
Se maggna o nnun ze maggna sti confetti?
Che ddiavolo! sti sposi bbenedetti
Stanno ancora in der cazzo ar padr’Adamo?
Me pare un pezzo che bbuttate er lamo,2
Ma vve viengheno3 sù ppochi pesscetti:
È un pezzo che ffischiate all’uscelletti,
Ma ssò ffurbi e nnun zènteno4 er richiamo.
Eppuro nun zei guercia e nnun zei storta;
E cchi mmai mormorassi,5 Iddio ne guardi,
Che nun zai cacà ffijji da la sporta,
Basta che ttu pportassi sti testardi
A Ssanspirito-in-Zassi6 una sor vorta7
Li faressi8 restà ttutti bbusciardi.
Roma, 19 maggio 1833
- ↑ Facciamo.
- ↑ L’amo.
- ↑ Vengono.
- ↑ Sentono.
- ↑ Mormorasse.
- ↑ Ospedale di S. Spirito in Sassia, ov’è la casa degli esposti.
- ↑ Una sol volta: una sola volta.
- ↑ Faresti.
Note
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