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Traduzione dal greco di Angelo Maria Ricci (1824)
Antichità
Questo testo fa parte della raccolta Le odi di Anacreonte e di Saffo


LAMENTO DI FEMMINA SOLA


Da un Frammento.


Solitario bosco ombroso,
     Caro asil di libertà,
     Della pace e del riposo
     4Dolce nido in ogni età.

Vissi un tempo anch’io devota
     Al tuo sacro amico orror;
     Ma chi appaga, oh Dei! la vuota
     8Solitudin del mio cor.

No, che tutto il mio contento
     Quì non trovo, e qui non è;
     E soletta alfine io sento
     12Che non basto io sola a me.

Se dappresso a un arboscello
     Veder credo un pastorel.
     Di lontano allor più bello
     16Parmi il bosco e l’arboscel:


Tinta allor d’un dolce foco
     Là rivolgo ansante il piè;
     E men bello io trovo il loco,
     20Che il Pastore oh Dei! non v’è.

Grido allora e piango e chiamo,
     E mi volgo al monte, al mar;
     Guardo, ascolto intorno, ed, amo,
     24Odo l’antro replicar.

Corro all’antro avventurato,
     Onde il suono all’aure uscì;
     Ma quel suono a me sì grato
     28Fu poc’aura che mentì.

Ape cara a i fiori amica,
     Che hai grand’alma in picciol vel,
     Che saria la tua fatica
     32Se tu sola amassi il mel?

Farfalletta, che dimori
     Tra i fioretti in questi orror.
     Che sarien le fronde e i fiori
     36Se tu sola amassi i fior?


Ah! che langue ogni diletto
    Se diviso in due non è,
    E mi dice ignoto affetto
    40Che non basto io sola a me.

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